venerdì 11 febbraio 2022

Recensione "Il ballo degli amanti perduti" di Gianni Farinetti

"Il ballo degli amanti perduti" di Gianni Farinetti
 
Marsilio Editore, 2016
266 pagine
⭐⭐⭐⭐⭐
 
Dicembre, Alta Langa piemontese. Sebastiano Guarienti, pilastro della saga farinettiana, ha l’eccentrica idea di suggerire al sindaco di un piccolo paese, un po’ per gioco, molto per prenderlo in giro, di organizzare un grandioso ballo di Capodanno in costume nel locale castello assai cadente. Un’insensatezza che il primo cittadino, da grossolano signorotto con le mani in pasta in diversi affari, fa subito sua per accattivarsi il declinante favore della cittadinanza. Tra ex belle donne sfiorite ma ancora appetibili, un nobiluomo che vive da solo in un convento di cinquantotto stanze con un cavallo imbalsamato, una vecchietta in odore di stregoneria (una masca in tutto e per tutto), una giovane charmosa, un altrettanto giovane e fascinoso architetto, e poi formaggiai, parroci, nonne impossibili, muratori romeni di impagabile simpatia, devastanti ragazzini, bande musicali, farmacisti cornuti, maschere improbabili (si segnala un geometra di Mondovì travestito da banana), spesso parlanti in un vero e proprio grammelot vecchio Piemonte, la preparazione del veglione scorre febbrile sotto gli sguardi divertiti di Sebastiano e del maresciallo dei Carabinieri Beppe Buonanno, a loro volta colti entrambi in un’impasse sentimentale dai risvolti inquietanti. Ma, come da copione, la notte di Capodanno, al culmine dell’affollato festone, fra le pareti del castello avviene un sanguinoso omicidio. E qui il maresciallo deve smettere i panni dell’amabile saggio per quelli più concreti del severo inquisitore. Perché sì, ridendo e scherzando, il morto c’è stato davvero. Subito l’inchiesta s’ingarbuglia per l’elevato numero dei possibili indiziati, in pratica tutto il paese e dintorni: omertà, piste troppo facili, segreti che riaffiorano, ecco il dannato lavoro del maresciallo che, scartando via via falsi indizi e impietose soffiate, si ritrova davanti a una verità ben più amara di quel che immaginava. Gianni Farinetti ci regala una nuova commedia dai risvolti neri, in cui ritroviamo i personaggi del suo fortunato Rebus di mezza estate mescolati a nuove figure con, protagonista occulto, il severo panorama delle Langhe, questa volta in versione invernale, fra tradizione e modernità, antiche lentezze e nuove mode. Un eden marginale, nel quale però allignano i peggiori misfatti di questo nostro (ex bel) paese...
 
Questo è il mio primo libro di Gianni Farinetti, scelto per la copertina 👍 e mi ha preso subito... anche se, durante la lettura ho scoperto che fa parte di una "saga" 😱 ...che ha proprio come protagonista lo sceneggiatore Sebastiano Guarienti... poi, per fortuna ho letto che si può anche leggere separatamente (fiuuuu odio leggere libri a caso!) 😂
Belloooo... mi è piaciuto tantissimo a parte per i luoghi descritti benissimo (sarei partita immediatamente per visitare quella parte del Piemonte) poi per l'uso (con spiegazione) del dialetto piemontese, troppo divertente!! 💓 E... mi sono affezionata subito a Sebastiano Guarienti, bel personaggio, voglio approfondire la sua conoscenza 😚 Un bel giallo... superconsigliato!!
 

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