"#1 Yeruldelgger. Morte nella steppa" di Ian Manook
Fazi Editore, 2013
524 pagine
⭐⭐⭐⭐ e 1/2
Non
comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci
dell'alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova
davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un
inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi
quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a
esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina
seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma
anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio
deve ancora arrivare. A intralciare la sua strada, e a minacciare la
sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca
di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e
delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più
moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci
guerrieri discendenti di Gengis Khan. Sullo sfondo, una Mongolia
suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate
dagli antichi popoli nomadi, un mucchio di contraddizioni in bilico
fra un'antichissima cultura tradizionale e le nuove, irrefrenabili
esigenze della modernità. Yeruldelgger dovrà compiere un viaggio fino
alle radici di entrambe, se vorrà trovare una soluzione per i delitti, e
anche per se stesso. Un thriller classico, a tinte forti, con
un'ambientazione unica, in cui pagina dopo pagina si susseguono le scene
ad alta tensione e ogni calo di emotività è bandito...
Partendo
dal fatto che io amo i gialli/thriller Italiani, Svedesi, Norvegesi
Americani ecc. ecc. per vivere e ritrovarmi in posti nuovi tra le
bellezze delle città o della natura, quando ho letto del romanzo di Ian
Manook ho pensato subito: "Mongolia 😀 💓 mi manca!!"
Con "Yeruldelgger. Morte nella steppa" si fa un tuffo nelle tradizioni e credenze Mongole, nei suoi meravigliosi paesaggi e si gira nella sua capitale Ulan Bator.
Con "Yeruldelgger. Morte nella steppa" si fa un tuffo nelle tradizioni e credenze Mongole, nei suoi meravigliosi paesaggi e si gira nella sua capitale Ulan Bator.
Il romanzo è del genere hard boiled, genere poliziesco con la narrazione molto realistica del crimine o della violenza... ma ho trovato anche dello humor.
Lo consiglio perché, la storia l'ho trovata molto originale, con i personaggi ben delineati... come non amare Yeruldelgger e Solongo!? 😍
Poi sono rimasta affascinata dalla tenda tradizionale e abitazione mobile tipica dell'Asia, la Yurta.
Ancora oggi abitata da moltissimi Mongoli sia in campagna che in città, la sua importanza come significato simbolico è rimasto invariato.
Infatti per entrarci bisogna seguire un rituale che si basa sul rispetto, la civiltà e l’educazione. Chi non segue queste semplici regole viene considerato un essere incivile.
💗
Dal libro:
«È quello che la vita ha fatto di noi», sospirò la donna.
«No, è falso, la vita non fa niente di noi. Siamo noi a fare la vita, a suon di rinunce, paure, abbandoni, imbrogli, furori! Siamo noi a impedire di fare della vita una cosa diversa da quello che è.»
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